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"Gli Stati Uniti e la sfida di Copenaghen", editoriale dell'Ambasciatore David H. Thorne

Roma, 10 dicembre 2009

di David H. Thorne
Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia

Il seguente articolo è apparso sul quotidiano "Il Messaggero " del 10 dicembre 2009

Gli Stati Uniti sono impegnati a raggiungere il miglior risultato possibile al vertice delle Nazioni Unite sul clima che si svolge a Copenaghen. Per dimostrare il nostro impegno e il nostro interesse affinchè la comunità internazionale raggiunga questo obiettivo, il Presidente Obama parteciperà personalmente al vertice.

Il problema dei cambiamenti climatici è una delle maggiori sfide per il nostro pianeta e le sue conseguenze sono già evidenti. Il livello dei mari si sta innalzando, gli oceani stanno diventando più acidi, le tempeste stanno diventando più frequenti ed intense, i ghiacciai e il ghiaccio nell’Artico stanno scomparendo e la disponibilità di acqua è sempre più a rischio.

I cambiamenti climatici sono una sfida globale che richiede una soluzione globale. Per questo motivo gli Stati Uniti hanno aderito insieme ad altri Paesi ai negoziati dell’ONU per raggiungere un accordo internazionale. Sosteniamo un accordo con regole vincolanti, anche se i leader mondiali hanno riconosciuto che un tale patto nel breve periodo di tempo di Copenaghen è improbabile.

Tenendo conto di ciò, è fondamentale che tutti i Paesi, guidati dalle maggiori economie, facciano il possibile per raggiungere un forte accordo operativo che ci permetta di cominciare subito a lavorare e consenta di creare le istituzioni necessarie a contrastare i cambiamenti climatici. Il Primo Ministro danese Rasmussen ha proposto per primo l’idea di un’intesa di questo tipo che tutti i leader del mondo possono sostenere. Sarà un impegno forte e preciso che coprirà tutti i principali temi dei negoziati: mitigazione e adattamento ai mutamenti climatici, finanziamento e sostegno tecnologico, trasparenza e responsabilità.

Il Presidente Obama guiderà gli Stati Uniti a fare la loro parte. L’Amministrazione è pronta a proporre una riduzione delle emissioni del 17% (rispetto ai valori del 2005) nel 2020, in linea con la legislazione nazionale e con l’obiettivo del Presidente di ridurre le emissioni dell’ 83% entro il 2050. Paragonato ai livelli del 1990, questo percorso si traduce in una riduzione del 18% nel 2025 e del 32% nel 2030.

Gli Stati Uniti non possono però risolvere il problema da soli. Il successo richiede l’azione da parte di tutti. Per questo tutte le maggiori economie del mondo dovranno presentare piani di mitigazione in ogni nuovo accordo che verrà siglato a Copenaghen e dovranno dichiarare che intendono rispettare quei piani. Su questo punto vediamo già dei segnali incoraggianti.

La trasparenza è fondamentale in ogni accordo, perchè offre ai paesi la garanzia che anche gli altri stanno rispettando gli impegni e permette alla comunità internazionale di verificare se stiamo adeguatamente riducendo le emissioni. Tutte le maggiori economie dovrebbero trovare un accordo a Copenaghen su un sistema che garantisca un’ampia trasparenza.

Un accordo internazionale può avere successo solo se riesce ad affiancare e promuovere lo sviluppo sostenibile, indirizzando il mondo verso un’economia caratterizzata da basse emissioni. Deve garantire sostegno finanziario e tecnologico ai paesi, in particolare quelli più poveri e vulnerabili, per aiutarli a ridurre le emissioni e ad adattarsi ai mutamenti climatici. Una soluzione al problema dei cambiamenti climatici può beneficiare tutti i paesi, favorendo investimenti e nuovi posti di lavoro nel mondo e fornendo i servizi energetici a centinaia di milioni di poveri.

Un accordo internazionale che guidi una transizione globale verso un’economia a basse emissioni avrà effetti positivi per l’Italia e per l’intera Europa, sostenendo lo sviluppo di nuove “industrie verdi” e assicurando maggiore sicurezza energetica. In questa transizione verso tecnologie alternative a basse emissioni, come il nucleare e le energie rinnovabili, non solo si riducono le emissioni di anidride carbonica, ma si diversificano anche le fonti energetiche e si produce più energia all’interno dei propri confini. Il ruolo di guida che l’Italia svolge su bioenergia e smart grids all’interno del Forum delle Maggiori Economie su Energia e Clima riflette le opportunità che possono aprirsi in questi settori per le imprese, gli inventori e gli agricoltori italiani.

Copenaghen non è la fine del processo. È parte di un impegno comune più ampio per affrontare una delle principali sfide del mondo. Il vertice rappresenta un’opportunità per raggiungere un’intesa che ci faccia subito avviare il percorso verso un accordo formale e che acceleri la transizione verso un’economia globale a basse emissioni. È importante cogliere questa opportunità. Gli Stati Uniti sono pronti a fare la loro parte e auspichiamo che anche l’Italia faccia la sua parte.