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Intervento dell'Ambasciatore Thorne su "La Politica Estera dell’Unione Europea: Mito o Realtà?"

Intervento dell'Ambasciatore Thorne su "La Politica Estera dell’Unione Europea: Mito o Realtà?"

20 aprile 2010

(Dibattito su: La Politica Estera dell’Unione Europea: Valutazione del Ruolo dell’Europa nel Mondo, di Federiga Bindi)

Vi ringrazio per avermi invitato a questo interessantissimo dibattito alla presenza di tali illustri ospiti.

Il Ministro Franco Frattini ed il Senatore Presidente Lamberto Dini sono tra i maggiori esperti di Unione Europea, e sono ansioso di ascoltare le loro opinioni.

Vorrei inoltre esprimere le mie congratulazioni alla Professoressa Federiga Bindi per la pubblicazione del suo nuovo libro.

In questo mio intervento, invece di affrontare in maniera accademica e teorica il tema della politica estera dell’Unione Europea e analizzare in modo astratto se questa sia reale oppure immaginaria, vorrei parlare brevemente di quanto il mio lavoro abbia a che fare ogni giorno con le reali politiche dell’Unione Europea.

Innanzitutto, vorrei cominciare dicendo che per il Presidente Obama, il quale sempre ha cercato di mantenere un approccio multilaterale, e per la sua Amministrazione, l'Unione Europea rappresenta un partner essenziale.

Io stesso alcune volte mi chiedo il motivo di tanto parlare sull’importanza dell’Europa, poiché dal punto di vista di questa Amministrazione, l’Europa è una realtà, e l’Europa conta.

Per noi che lavoriamo per il governo statunitense, la politica estera dell’Unione Europea non è affatto un mito: è una politica estera che nasce dagli interessi comuni dei Paesi europei e dagli interessi delle singole nazioni. Pertanto, per gli Stati Uniti o per qualsiasi altro Paese, influenzare la politica estera dell’Unione Europea significa essere impegnati sia a livello comunitario che individuale con ciascuno dei Paesi membri dell’Unione.

Questo vuol dire che i nostri rapporti con l’Italia, come con gli altri Paesi europei, hanno automaticamente una doppia connotazione: portiamo avanti le relazioni bilaterali, ma cerchiamo anche di sensibilizzare l’attenzione di ogni Paese comunitario su questioni di particolare interesse per gli Stati Uniti anche a Bruxelles.

Il nostro sottosegretario per gli Affari Europei, Philip Gordon, ha riconosciuto ciò durante un suo intervento davanti al Congresso, sottolineando la questione fondamentale della politica estera dell’Unione. Ha detto, “fermo restando che il ruolo degli stati membri non è diminuito, coloro che cercano di influenzare le politiche dell’Unione Europea ottengono risultati migliori quando dialogano e si impegnano con l’Europa a tutti i livelli – a livello di alti funzionari, di Paesi membri, attraverso le istituzioni comunitarie e la NATO”.

Quindi, sebbene non vi sia un unico canale di comunicazione con l’Europa, ciò non vuol dire che non esista una vera politica estera comunitaria con la quale dobbiamo rapportarci.

E la nuova architettura europea forse rende la situazione ancora più complessa; mano a mano che voi europei vi impegnate per risolvere i vari ostacoli che si frappongono lungo il cammino, noi prenderemo spunto da voi.

Ho pensato di parlare brevemente oggi di alcune aree principali dove la politica estera europea è quanto mai reale e di vitale importanza: la difesa, l’economia, il processo di pace in Medio Oriente e l‘Iran.

Cominciamo quindi con il tema della Difesa.

Esiste un detto Yiddish secondo il quale “un fardello in comune è un fardello a metà”, che potrebbe equivalere al detto italiano “mal comune mezzo gaudio”.

Ritengo che tale espressione si applichi perfettamente alla questione della difesa.

Il Presidente Obama ha dichiarato apertamente di essere un convinto sostenitore di una Difesa europea forte. Per gli Stati Uniti è assolutamente necessario che l’Europa svolga appieno il suo ruolo nell’ambito della sicurezza internazionale e nella risposta alla crisi, sia a livello locale che mondiale.

Vi sono però delle sfide molto difficili. Come ha recentemente sottolineato il Segretario alla Difesa Gates, le limitazioni finanziarie sulla spesa dedicata alla difesa in Europa dipendono da una diffusa tendenza culturale e politica che si ripercuote sulla nostra alleanza con la NATO e con l'Europa.

A questo proposito, vorrei citare le parole del Segretario Gates: “Una delle vittorie del secolo scorso è stata la pacificazione dell’Europa dopo anni di guerre disastrose.

Ma in Europa, dove gran parte dell’opinione pubblica e la maggior parte delle forze politiche sono contrarie alla forza militare ed ai rischi che ne derivano – la demilitarizzazione si è trasformata da benedizione nel ventesimo secolo a vero e proprio ostacolo nel ventunesimo secolo, per il raggiungimento di una vera sicurezza e di una pace duratura. I finanziamenti inadeguati e le scarse risorse a disposizione rendono difficile poter combattere insieme le minacce comuni.”

Non tutti i conflitti necessitano di interventi militari, e noi contiamo moltissimo sulla collaborazione con l'Europa in materia di assistenza umanitaria e di sviluppo. Infatti, apprezziamo moltissimo tutto ciò che l’Unione ha fatto sino ad ora, pur rimanendo personalmente dell’opinione che le limitazioni finanziarie sulla spesa per la difesa danneggiano la credibilità e la portata della politica estera europea.

Passando al tema dell'ECONOMIA , il successo dell'Europa come unione economica è stato straordinario. Non c’è bisogno qui, oggi, di parlare dell’economia transatlantica, la più grande del mondo.

Ma questa interdipendenza necessita di una continua collaborazione per coordinare le politiche economiche e finanziarie.

Infatti, proprio il coordinamento tra la risposta monetaria e fiscale raggiunto dagli Stati Uniti e dall'Europa durante il G-20 è stato un elemento decisivo nella stabilizzazione dell'economia mondiale all'inizio del presente anno.

In quanto a politiche commerciali, sicurezza energetica, cambiamento climatico, o finanziamento del terrorismo, l’Unione Europea ha un ruolo fondamentale.

Per esempio, in materia di cambiamenti climatici, grazie all'Unione Europea è stato raggiunto un accordo a Copenaghen che ha l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura globale a 2 gradi Celsius.

In materia di sicurezza energetica, la leadership della politica europea è imprescindibile, come lo è nel sostenere e rafforzare un sistema di commercio basato su regole ben precise. La recente crisi finanziaria in Grecia rappresenta un chiaro esempio di che tipo di sfide l’Europa si deve confrontare e noi, negli Stati Uniti, prenderemo spunto dal modo in cui voi affronterete tale crisi.

Nel Processo di Pace in Medio Oriente , l’Unione Europea, attraverso il Quartetto, svolge un ruolo di grande importanza. L’inviato speciale statunitense Mitchell effettua regolari consultazioni a Bruxelles e, insieme, gli Stati Uniti e l’Unione Europea mettono in atto le migliori strategie. Allo stesso tempo, è importante dare assistenza all’Autorità Palestinese e l’Unione Europea svolge un compito decisivo al riguardo.

L’Italia in questo settore ha una politica estera del tutto a parte, avendo deliberatamente coltivato uno stretto rapporto di amicizia sia con Israele che con gli stati arabi più importanti. A nostro parere, dunque, l’Italia è un alleato chiave nella formulazione della politica europea ed ha un’importante funzione di “moderatore” per dar spazio ad ambedue le parti.

Arriviamo ora a parlare dell’Iran .

Nel settore della sicurezza, una delle maggiori preoccupazioni per gli Stati Uniti e per l’Europa è rappresentata dal programma nucleare iraniano. Il gruppo 3+3 dell’Unione Europea è stato un canale fondamentale per impegnare l’Iran, e i leader europei come Javier Solana hanno svolto un ruolo chiave nel condurre il dialogo.

L’Unione Europea riconosce il ruolo importante che deve svolgere quando si tratta di imporre sanzioni più severe.

Vorrei citare le recenti dichiarazioni dell’Alto Rappresentante Ashton: l”Iran è molto importante per noi… Vogliamo il dialogo, ma sei anni di dialogo [da parte del mio predecessore] non hanno portato ad alcun risultato desiderato. E perciò dobbiamo considerare altre opzioni, e dobbiamo essere pronti a metterle in atto.”

Comunque, sappiamo di dover lavorare anche a livello bilaterale con i vari paesi su tale questione, in quanto ogni Paese esprimerà la sua opinione individuale quando sarà il momento di votare sulle sanzioni comunitarie.

Qui in Italia abbiamo sempre intrattenuto un ampio dialogo con il governo e con i leader dell’industria. Sono lieto di poter affermare che, grazie alla nostra proficua e solida collaborazione, gli Stati Uniti e l’Italia sono di gran lunga più allineati oggi di quanto non lo siano stati negli ultimi anni.

Auspichiamo quindi che l’Italia usi la sua influenza all’interno dell’Unione Europea per incoraggiare un impegno più netto e deciso affinchè l’Iran si attenga ai suoi obblighi internazionali.

Vorrei concludere menzionando due argomenti dei quali non ho avuto il tempo di parlare: la democrazia e I diritti umani. Tutti noi sappiamo bene che gli Stati Uniti e l'Europa condividono lo stesso approccio in materia, e che collaborano attivamente in tutto il mondo per promuovere tali valori. E' pertanto assolutamente chiara ed evidente sia a me che al Segretario Clinton la necessità di un'Europa forte e stabile per la nostra reciproca sicurezza e per la nostra prosperità.

Gran parte di ciò che gli Stati Uniti desiderano ottenere a livello globale dipende dalla nostra collaborazione con l'Europa.

Qui non si tratta di una competizione.

Gli Stati Uniti desiderano che l'Europa raggiunga i suoi obbiettivi e considera un'Europa forte e un'America forte come una doppia vittoria.

Perciò sebbene, per il momento, trattare con l'Unione Europea è un pò come trattare con un'organizzazione multilaterale – cosa che alcune volte può risultare problematica – l'Europa continua ad essere il partner essenziale per gli Stati Uniti, e noi continueremo ad offrire il nostro sostegno per una maggiore integrazione ed affermazione delle sue politiche.