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Enciclopedia dell’Olocausto

 

 

 

I campi di concentramento nazisti

Prigionieri ai lavori forzati. Foto scattata durante un'ispezione delle SS. Campo di concentramento di Dachau, Germania, 28 giugno 1938.

Prigionieri ai lavori forzati. Foto scattata durante un'ispezione delle SS. Campo di concentramento di Dachau, Germania, 28 giugno 1938.

— Bildarchiv Preussischer Kulturbesitz

Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista costruì circa 20.000 campi di concentramento, con l’intento di imprigionarvi milioni di persone. Questi campi venivano usati con diversi scopi: oltre a quelli adibiti principalmente al lavoro forzato, ve ne furono altri destinati al transito, che servivano semplicemente da stazioni intermedie, e quelli, invece, costruiti principalmente o esclusivamente per l’eliminazione in massa dei prigionieri. Fin dal suo avvento al potere, nel 1933, il regime Nazista cominciò a realizzare una serie di strutture di detenzione per imprigionare ed eliminare i cosiddetti “nemici dello Stato”. La maggior parte dei prigionieri, in quel primo periodo, era costituita da cittadini tedeschi: comunisti, socialisti, social-democratici, Rom (Zingari), Testimoni di Geova, omosessuali e persone accusate di comportamenti ritenuti asociali o devianti. Queste strutture venivano chiamate “campi di concentramento” in quanto servivano a “concentrare” fisicamente i prigionieri in un unico luogo.

Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania, nel marzo 1938, i Nazisti cominciarono ad arrestare gli Ebrei tedeschi ed austriaci e a imprigionarli nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen, tutti situati in Germania. Dopo i violenti pogrom della Notte dei Cristalli (Kristallnacht) nel novembre del 1938, i Nazisti effettuarono arresti in massa di uomini adulti Ebrei, incarcerandoli nei campi per brevi periodi.

Dopo l’invasione della Polonia, nel settembre 1939, i Nazisti realizzarono diversi campi per i lavori forzati, dove migliaia di prigionieri morirono per sfinimento, malnutrizione o esposizione alle intemperie. La direzione e la conduzione dei campi di concentramento erano affidate a unità delle SS. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la rete dei campi nazisti si ampliò rapidamente. In alcuni di essi, medici nazisti effettuarono numerosi esperimenti sui prigionieri.

Dopo l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dei Tedeschi, nel giugno del 1941, i Nazisti aumentarono il numero di campi destinati ai prigionieri di guerra, costruendone altri accanto ai complessi già esistenti nella Polonia occupata, come ad esempio quello di Auschwitz. Il campo vicino a Lublino - costruito nell’autunno del 1941 e conosciuto poi come il campo di Majdanek - fu destinato inizialmente alla sistemazione dei prigionieri di guerra e diventò un vero e proprio campo di concentramento nel 1943. Migliaia di prigionieri di guerra sovietici vi trovarono la morte, o fucilati o asfissiati con il gas.

Per agevolare la “Soluzione Finale” (il genocidio o distruzione di massa degli Ebrei) i Nazisti realizzarono diversi campi di sterminio in Polonia, il paese con la più grande popolazione ebraica. I campi di sterminio furono progettati con l’obiettivo di creare un’efficiente macchina per l’omicidio di massa. Tra questi, Chelmnofu il primo campo di sterminio a essere realizzato e divenne operativo nel dicembre 1941. Qui, Ebrei e Rom venivano uccisi con il gas di scarico, all'interno di furgoni appositamente modificati. Nel 1942, i Nazisti misero in funzione i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka per eliminare sistematicamente gli Ebrei del Governatorato Generale (il territorio all’interno della Polonia occupata dai Tedeschi).

I Nazisti costruirono le camere a gas (cioè vani in cui i prigionieri venivano asfissiati con gas venefico) per realizzare lo sterminio in modo efficiente e per rendere il processo il più impersonale possibile per coloro che dovevano materialmente portarlo a termine. Nell’ambito del complesso dei campi di Auschwitz, il sottocampo di sterminio di Birkenau era dotato di quattro camere a gas: fino a 6000 Ebrei al giorno vi vennero assassinati durante il periodo in cui le deportazioni raggiunsero la maggiore intensità.

Gli Ebrei che vivevano nelle zone occupate dai Nazisti venivano in un primo momento deportati nei campi di transito, come Westerbork, in Olanda, o Drancy in Francia, per poi proseguire verso i campi di sterminio della Polonia occupata. I campi di transito rappresentavano, di solito, l’ultima fermata prima della deportazione nei campi di sterminio.

Milioni di persone furono imprigionate e subirono maltrattamenti e abusi nei campi di concentramento nazisti. Sotto la direzione delle SS, i Tedeschi e i loro fiancheggiatori assassinarono più di tre milioni di Ebrei, soltanto nei campi di sterminio. Solo un piccolo numero di coloro che vennero imprigionati nei campi riuscì a sopravvivere.

 

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